La scuola del silenzio

Una vacanza dal rumore: corsi di silenzio (artistico, meditativo, escursionistico), fra le colline di Anghiari

Convegni & maratone del silenzio

Da Milano a Torino, da Foligno a Roma, incontri con audiologi, naturalisti, astronomi, filosofi, scrittori...

I taccuini del silenzio

Pensieri per un momento di stacco, libri da tenere in tasca, per ritagliarsi una pausa di silenzio.

Spettacoli, festival, mostre del silenzio

Reading, concerti, festival, gite in barca e nelle oasi acustiche, mostre: il silenzio può essere un'occasione di divertimento e passeggiate

Il pubblico

I veri protagonisti di AdS siete voi. Vuoi iscriverti? Vuoi diventare un operatore del silenzio? Invia un breve curriculum

CI VEDIAMO A MILANO NEL 2013

APPUNTAMENTO ALLA LIBRERIA DEI RAGAZZI DI VIA TADINO

Mercoledì 23 gennaio, ore 17.00 | incontro per adulti
PRESENTAZIONE DEL CORSO
“I linguaggi DEL SILENZIO” a cura di Accademia del silenzio

Da un progetto dell’Accademia del Silenzio, un primo incontro d’introduzione al percorso che verrà proposto nel mese di febbraio e avrà lo scopo di accrescere la cultura del silenzio nel contesto pedagogico: Duccio Demetrio, direttore scientifico della Libera università dell'Autobiografia e fondatore di Accademia de Silenzio, Nicoletta Polla-Mattiot, giornalista e fondatrice di Accademia del Silenzio ed Emanuela Mancino – ricercatrice presso l’Università Milano Bicocca e docente della Libreria Università dell’Autobiografia di Anghiari – presenteranno la sperimentazione del “linguaggio del silenzio”, delle pause, del giusto tono, dell’alternanza di ascolto e comunicazione, come strumento di dialogo, di reale integrazione e comprensione reciproca, e come percorso di relazione. Ingresso libero e gratuito!
GLI INCONTRI
14 febbraio: Ci si può educare al silenzio? Il silenzio è educativo? E noi adulti che cosa sappiamo delle tante, antiche culture del silenzio?Questi gli argomenti della conversazione con Duccio Demetrio. Ingresso: 5 euro
21 febbraio: La ricerca del silenzio nelle pratiche di meditazione può diventare esperienza di apprendimento per generare nuove forme di conoscenza, di concentrazione, di pensiero. Con Giampiero Comolli percorreremo la ricerca del silenzio nelle sue motivazioni e pratiche. Ingresso: 5 euro
28 febbraio: Ci sono momenti in cui è utile e importante dar voce al silenzio: è allora che la sospensione dal rumore, dal consueto, dalla parola crea l'occasione per scoprire e l'opportunità per comunicare diversamente. In sette oasi si sosta, sull'orizzonte del silenzio, con Nicoletta Polla-Mattiot. Ingresso: 5 euro
Responsabile scientifico del progetto: Emanuela Mancino, università di Milano-Bicocca

Prossimi Taccuini

I taccuini escono due volte all'anno, con tre titoli in primavera e tre titoli in autunno.
Per conoscere gli autori delle prossime uscite dei Taccuini di Accademia del silenzio visita il sito:

Mimesis edizioni
www.mimesisedizioni.it
mimesis@mimesisedizioni.it
tel. 0224861657

John Cage, sul silenzio


Da 'La Stampa Viaggi'

Letture di viaggio... prima della fine del mondo

Consigli di lettura del mese di dicembre Libri per viaggiatori di Irene Cabiati


ESPLORATORI DEL SILENZIO
Un tecnico e una filosofa come guide per un viaggio nel silenzio. Lui, Sergio Cingolani, è un esperto di acustica ambientale e architettonica e, fra l’altro, ha esplorato il silenzio monastico e l’acustica dei luoghi di culto. Lei, Nicoletta Polla-Mattiot, giornalista e saggista, è curatrice del Festival del Silenzio ed è cofondatrice, insieme con Duccio Demetrio, dell’Accademia del Silenzio.
Il presupposto è il frastuono di voci e di rumori a cui siamo sottoposti in maniera così sistematica da non riuscire, talvolta, a sopportare le pause fra un rumore e l’altro. E’ un viaggio appassionante perché non ha una meta precisa, ciascuno può scegliere il proprio approdo. Potrebbe essere la consapevolezza: ci aiuta a capire chi siamo e che tipo di relazione riusciamo a instaurare con l’ambiente e con le persone. Condizioni indispensabili per viaggiatori-esploratori.

Il tecnico racconta il rumore. Quel gigante invisibile che ci imprigiona con il suo bozzolo di decibel intessuto di voci e di strumenti. Capita che per liberarcene, per uscire dal frastuono e imporre la nostra presenza, urliamo più forte. «Oggi – scrive Cingolani - sembra che la ricerca del rumore sia il sostituto di una mancanza di presenza e di partecipazione con la quale si tende a superare l’angoscia della morte». Morire è anche non riuscire a farsi ascoltare, morire è anche non riuscire ad ascoltare le vibrazioni del silenzio. In viaggio con Cingolani entriamo nel corpo per perlustrare il sistema fonatorio, voliamo nello spazio a caccia di voci primordiali, saliamo e scendiamole scale di decibel, visitiamo i luoghi del silenzio dai monasteri alle sale di registrazione ai deserti, al bagno penale della Cayenna , sfioriamo le pagine dei libri e i depliant di amene località turistiche fino al confronto con l’arte che si espone. È muta ma riesce a far scaturire le voci dell’anima.
Scopriamo che il silenzio assoluto non esiste e che forse quello che più ci attrae e ci atterrisce è il silenzio di Dio: non ne conosciamo il suono ma ad esso attribuiamo sonore lezioni di vita.
Alla fine di questa esplorazione sembra di non aver raggiunto alcuna meta. La domanda fondamentale è : dove vogliamo andare? Ci aiuta a scoprirlo Nicoletta Polla Mattiot. Accompagnati dal pensiero di poeti, scrittori e filosofi, percorriamo un itinerario di sette tappe, le Pause, un percorso di avvicinamento non al silenzio perfetto «che non appartiene all’esperienza umana» ma al riconoscimento della qualità del silenzio( il silenzio ovattato e il silenzio di ghiaccio, il silenzio sottile e il muro di silenzio) e agli effetti che produce. Sono i passi necessari per arrivare alla meta più ardita, l’ascolto, l’esercizio più difficile perchè impone il confronto con se stessi e con gli altri. L’autrice suggerisce di imparare a «raccogliere» perchè «esistono qualità diverse del silenzio da cogliere» e raccogliere silenzi significa esercitare la percezione dei cinque sensi: quindi l’odore, la forma, il colore, il suono, il sapore del silenzio. Imparare a dire ma soprattutto a tacere per riconoscere il valore della detonazione delle emozioni. Imparare a sopportare i dolori, quelli che ci fanno restare senza parole, il più insopportabile dei quali non è la morte ma la perdita di identità.
PAUSE. SETTE OASI DI SOSTA SULL’ORIZZONTE DEL SILENZIO di Nicoletta Polla Mattiot, Mimesis, 4,90 euro
PER UNA STORIA DEL SILENZIO di Stefano Cingolani, Mursia, 154 pagine,11 euro

qui l'articolo integrale

Una luminosa quiete

Giampiero Comolli – Una luminosa quiete, la ricerca del silenzio nelle pratiche di meditazione.
Collana Accademia del silenzio, 3,90 euro, 48 pp., ISBN:9788857513195

Le tradizioni religiose hanno elaborato nei secoli diverse forme di meditazione, cioè di concentrazione psicofisica guidata, dove la mente permane silenziosa e imperturbata fra le mille sonorità della vita, così da entrare in un contatto sempre più stretto, intenso e consapevole con Dio o con l’Assoluto. Ma, nonostante la loro diversità, tutte queste svariate forme di meditazione poggiano su alcuni fondamenti comuni: l’immobilità della postura corporea, l’acquietamento delle tensioni interiori, la costante ricerca del silenzio come dimensione imprescindibile sulla via della salvezza. Se si riconoscono tali fondamenti comuni, e se ne fa esperienza, diventa possibile apprendere e praticare una meditazione di base, laica, aperta a credenti e non credenti, capace comunque, pur nella sua semplicità, di generare nuove forme di coscienza: qualcosa come una lucida serenità, una “luminosa quiete”.


Giampiero Comolli, scrittore e giornalista, ha condotto varie inchieste sui fenomeni religiosi contemporanei, i cui risultati sono stati pubblicati in: Buddisti d’Italia (1995); I pellegrini dell’Assoluto (2002); Pregare, viaggiare, meditare (2010); Grammatica dell’ascolto (2011). Collabora a “Riforma”, settimanale delle Chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi. È tra i fondatori dell’Accademia del Silenzio.

In libreria o sul sito http://www.mimesisedizioni.it/Accademia-del-silenzio.html

C'è silenzio e silenzio

Giovanni Gasparini – C'è silenzio e silenzio, forme e significati del tacere.
Collana Accademia del silenzio, 3,90 euro, 48 pp., ISBN:9788857513171

Il silenzio non è opposto alla parola ma complementare ad essa: il tacere non va considerato soltanto come una privazione rispetto all’espressione verbale ma anche come un esercizio attivo di comunicazione da parte di un soggetto. Per porsi in questa prospettiva diventa importante descrivere e interpretare le diverse modalità e significati che il silenzio assume a seconda dei contesti e delle contingenze. Il volume esplora tali differenti forme di silenzio attingendo alla socio-antropologia della vita quotidiana, alla filosofia e alla letteratura. L’ultima parola sul silenzio viene lasciata alla poesia.

In libreria o sul sito di Mimesis Edizioni

Giovanni Gasparini, docente di sociologia (Università Cattolica di Milano) e scrittore, ha al suo attivo oltre quaranta volumi, di cui circa metà nelle scienze sociali e metà in poesia e letteratura. Tra gli ultimi suoi lavori si ricordano il volume di racconti Tempo di Natale (2010), il saggio Tous azimuts – Il senso della scrittura (2011) e la raccolta di poesie Melting pot (2012). Al tema del silenzio ha dedicato numerosi saggi e una parte del volume Sociologia degli interstizi (1998). È tra i fondatori dell’Accademia del Silenzio.

Portatori di silenzio

Stefano Raimondi – Portatori di silenzio.Collana Accademia del silenzio, 3,90 euro, 48 pp., ISBN:9788857513188

Mettersi in ascolto è già presidiare il luogo del silenzio; è già presenziare davanti al suo inizio con la propria postura, la propria condizione, la propria storia, stabilendo con esso una sorta di patto d’attenzione. Da questo momento in poi il silenzio non sarà più un vuoto nulla, un niente che inquieta e perturba, una situazione posta semplicemente in assenza di rumore, ma al contrario, un luogo nel quale e con il quale incominciare a realizzare un contesto nuovo: un’originaria narrazione di sé.

In libreria o sul sito di Mimesis Edizioni


Stefano Raimondi (Milano, 1964) poeta e critico letterario, laureato in Filosofia (Università degli Studi di Milano). Sue poesie sono apparse nell’Almanacco dello Specchio (2006) e su Nuovi Argomenti (2000; 2004). Ha pubblicato Invernale (1999); Una lettura d’anni, in Poesia Contemporanea. Settimo quaderno italiano (2001); La città dell’orto (2002); Il mare dietro l’autostrada (2005); Interni con finestre (2009). È inoltre autore di saggi come: La ‘Frontiera’ di Vittorio Sereni. Una vicenda poetica (1935-1941) (2000); Il male del reticolato. Lo sguardo estremo nella poesia di Vittorio Sereni e René Char (2007). È tra i fondatori dell’Accademia del Silenzio.


Le buone idee hanno bisogno di buoni amici

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A volte, tutto cambia con un minuto di silenzio.
A volte basta 1 euro per sostenere una causa.

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Camminare e scrivere per dilatare il tempo

Da La Stampa del 13 novembre intervista a Duccio Demetrio

5 domande a Duccio Demetrio - Filosofo

Duccio Demetrio insegna Filosofia dell’educazione e Teorie e pratiche della scrittura all’Università degli studi di Milano–Bicocca, ed è tra i fondatori dell’Accademia del Silenzio, ospitata nel bellissimo borgo di Anghiari. Alcune sue riflessioni sono pubblicate nei «Taccuini del silenzio» editi da Mimesis.
Professore, in che modo il silenzio ci semplifica la vita?
«Intanto mette le basi per la ridurre lo stress e migliorare la concentrazione. Sembra banale, ma siamo più abituati al frastuono, nel traffico, nelle strade, che al silenzio. Lo spazio del rumore è quello del consumo. Compri, spendi, corri e fai risuonare parole. Comprimi il tempo, lo riempi».
E invece?
«Dobbiamo dilatarlo, decomprimerci. Un modo è la scrittura, una laguna dentro la quale adagiare noi stessi per star bene, per il piacere di farlo. Non vorrei si pensasse al silenzio in cima a una montagna, sarebbe troppo facile. È un silenzio che portiamo nel taschino, anche vicino a una metropolitana. È una reazione sana alla complessificazione, alla nevroticità. Così possiamo ascoltare, liberare spazio dentro e
attorno a noi».
Oltre ascrivere?
«È utile camminare, non per fare shopping, ma per risvegliare la curiosità e immergerci nel mondo sapendo che possiamo staccarcene, come asceti metropolitani. Così preparati potremo andare alla ricerca dell’essenziale. Noi, come Accademia abbiamo fatto il Capodanno in silenzio e il Ferragosto in silenzio. Sappiamo che di silenzio c’è bisogno
per arrivare in profondità».
Oggi c’è in giro molto minimalismo, molta finta semplicità.
«La parola può essere ambigua. La semplificazione non è una questione di burocrazia o di design. È un percorso interiore».
In che modo lei si è semplificato la vita?
«Ho rinunciato ai mezzi di trasporto. Non soltanto l’auto.Vado a piedi tutte le volte che posso».
[R. SAL.]

I sensi del silenzio

Duccio Demetrio – I sensi del silenzio, quando la scrittura si fa dimora.
Collana Accademia del silenzio, 4,90 euro, 60 pp., ISBN:9788857509914

Il silenzio abita la scrittura, la favorisce e ne ha bisogno. E’ un’alleanza antica intramontabile. Raccontiamo meglio il mondo, le cose, noi stessi grazie a parole che svincolatesi dal silenzio sanno ritornarvi. La scrittura ci educa ad apprezzarne di più il valore. Nel fragore della vita, ci aiuta a coltivare e a difendere stati d’ animo ignoti che soltanto nel silenzio possono emergere. Ignoti a chiunque non scriva e non ami il silenzio. Un Taccuino che, al contempo, ci invita a cercare luoghi e momenti di silenzio per scrivere di noi, della natura, degli altri. Per incontrarlo, per ricordare quegli istanti. Per riscoprire il piacere di scrivere.

In libreria o sul sito di Mimesis Edizioni

Duccio Demetrio è professore di Filosofia dell’educazione all’Università degli studi di Milano-Bicocca. è fondatore della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. Ha scritto più di recente: Filosofia del camminare (2005); La vita schiva (2007); Ascetismo Metropolitano (2009); La religiosità degli increduli (2011); Perché amiamo scrivere (2011). Ha fondato, con Nicoletta Polla-Mattiot, l’Accademia del Silenzio.

Un sito del silenzio? E' una contraddizione. Di più, un paradosso. Ma questo spazio è dedicato a tutti quelli che sono convinti che tacere può essere una scelta (efficace, sensata, strategica, piena...), che abbassare il volume della comunicazione è un bisogno e che, a volte, le parole sono assai più vuote degli spazi che le separano.
 
Il progetto di dar vita ad un’Accademia del silenzio nel territorio di Anghiari (Ar), uno dei borghi più belli d’Europa, nasce in seguito e come conseguenza dell’esperienza più che decennale qui dedicata alla cultura della memoria e della scrittura autobiografica. L’Associazione non profit, che ne è stata la promotrice, distinguendosi ormai a livello nazionale nel diffondere una sensibilità per questi temi, è la Libera Università dell’Autobiografia, con sede nel borgo medioevale. Tale ente conta ormai più di mille associati e organizza, attorno ad una scuola per l’autobiografia, seminari, convegni di studio, laboratori, gruppi di ricerca accomunati dall’obiettivo di studiare le forme dello scrivere autobiografico e di educare ad esse. I luoghi dove i corsi e le attività si svolgono, dove gli scrittori e le scrittrici di ogni età si ritrovano in silenzio, sono particolarmente propizi per vivere momenti brevi o lunghi di raccoglimento interiore.

Perché

Per diffondere la cultura del silenzio, del rispetto dei luoghi, della ricerca e della meditazione interiore, del piacere di re-imparare a riascoltare: suoni, voci, natura…

Per promuovere una “nuova militanza del silenzio” nei consueti luoghi di vita e di soggiorno, contro l’inutile rumore.

Per favorire un approfondimento delle occasioni e delle risorse intellettuali che hanno la necessità del silenzio, per creare, comporre, scrivere, camminare, leggere, pensare, dipingere, fare giardinaggio…

Per sperimentare un “linguaggio del silenzio”, delle pause, del giusto tono, dell’alternanza di ascolto e comunicazione, come strumento di dialogo, di reale integrazione e comprensione reciproca, e come percorso di relazione.

Per chi

Per tutti coloro che già amano il silenzio, lo cercano anche in se stessi, che amano la solitudine e cercano persone con le quali condividere questa passione.

Per tutti coloro che hanno bisogno di rieducarsi al silenzio e di curarsi con esperienze intensive di vita silenziosa: anche in relazione a stress emotivi, a disagi esistenziali, a momenti critici.

Per tutti coloro che intendano iniziarsi a pratiche che si avvalgano del silenzio come condizione contestuale ideale; quali ad esempio: la scrittura personale ed autobiografica, la composizione e la lettura poetica, l’ascolto musicale, la pittura, il dialogo filosofico e su temi religiosi, le tecniche di meditazione, il camminare non competitivo.

Per quanti vogliano apprendere strumenti di teoria e pratica del silenzio a scopo “professionale”, le cui applicazioni spaziano dall’uso comunicativo a quello maieutico, da quello pedagogico a quello creativo.

Che cosa

L’Accademia si prefigge di offrire ai suoi iscritti iniziative, soggiorni in ambienti agrituristici, manifestazioni artistiche e culturali, incontri con autori e professionisti del silenzio, in spazi comuni e collettivi e in spazi laboratoriali distinti per sezioni:
  • Sezione scrittura e lettura
  • Sezione grafica e pittorica
  • Sezione comunicazione e linguaggio
  • Sezione clinica
  • Sezione escursionistica
  • Sezione filosofica e religiosa

Ulteriori progetti in fase di sviluppo

  • Creazione di una rete associativa volta promuovere club del silenzio nelle diverse località di provenienza degli iscritti
  • Gemellaggi con altri borghi italiani interessati a siglare un manifesto del silenzio e a realizzare iniziative in sintonia con quelle anghiaresi
  • Corsi di silenzio nelle scuole (kit didattico del silenzio, destinato a maestre e insegnanti; gioco del silenzio)
  • Concorso/i sul tema del silenzio (fotografie del silenzio, progetti di design del silenzio…)
  • Promozione di una giornata nazionale del silenzio
  • Inaugurazione di un Archivio dei suoni (perduti o che si stanno perdendo): descrittivo/narrativo e acustico
  • Network del silenzio (rete di siti/blog/facebook/twitter che promuovono – a vario titolo – una cultura del silenzio)
  • Biblioteca del silenzio (raccolta di pubblicazioni già esistenti, collana di “edizioni del silenzio” a cura dell’Accademia…)

Appuntamento a Torino Spiritualità

Appuntamento con il silenzio, a Torino, nell'ambito della rassegna "Torino Spiritualità".

In programma,
MERCOLEDì 26 SETTEMBRE
dalle 14.30 - 16.30 | Circolo dei lettori, Sala Gioco
NICOLETTA POLLA-MATTIOT
Le orecchie non hanno palpebre
Ascolto sinestesico del silenzio, linguaggio delle emozioni, esercizi di parlar tacendo

Immerso in un continuo sottofondo di sollecitazioni acustiche, esposto alla luce del frastuono, l’ascolto s’abbaglia. Eppure un timpano sano è in grado di risuonare con vibrazioni inferiori al diametro di un atomo. Si può provare a sintonizzarsi su questa inflessione fugace? Che suono sarà mai quello che accarezza i sensi con tale gentilezza? Che cosa si prova dentro il nostro silenzio e davanti a quello degli altri? E come dialogare senza parole?

Il silenzio

Franco Loi – Il silenzio.
Collana Accademia del silenzio, 4,90 euro, 60 pp., SBN:9788857509921

“Il silenzio lega l’uomo a se stesso, agli uomini che incontra, alla natura, all’essenza di ogni cosa che non ha nome.”
Sono queste le tracce sul tema del “Silenzio” che il poeta Franco Loi lascia nel suo incamminarsi verso questo luogo della decantazione dei suoni dove lo stupore, la sorpresa e l’incanto della parola prendono forma e ritmo. Un saggio, dei racconti e delle poesie che sanno come diventare all’unisono un coro di grazia e di luce.

In libreria o sul sito di Mimesis Edizioni

Franco Loi (1930) è uno dei protagonisti italiani della scena letteraria contemporanea, autore pluripremiato – Ambrogino d’Oro del Comune di Milano, premio Carlo Porta e altri - e tradotto in numerose lingue. Debutta con I cart (1973) e, estremamente prolifico, firma altri trenta libri di poesia, tra cui Teater (1978), Bach (1986), Umber (1993), Isman (2002) e Angel de Aria (2011). Fra le numerose prose, Diario breve (1995), L’ampiezza del cielo (2001) e lo studio su Delio Tessa, Milano (2003).

Pause

Nicoletta Polla Mattiot – Pause, sette oasi di sosta, sull'orizzonte del silenzio.
Collana Accademia del silenzio, 4,90 euro, 60 pp., ISBN:9788857509938

Ci sono momenti in cui le parole non bastano. A volte sono troppo strette per contenere quello che si prova, immensamente più bello o drammaticamente più brutto rispetto a quanto si può esprimere. A volte sono troppo statiche per seguire i mutamenti improvvisi dell’animo, la rapidità dei pensieri. Si ammutolisce per amore, meraviglia, rimpianto, perdita, indignazione, passione... Sono questi i momenti in cui lasciar parlare il silenzio e ascoltare fra le pieghe dell’inespresso. Ci si affaccia a un confine, a una soglia, quel “mentre”, quell’attimo di sospensione (dal rumore, dall’abitudine a dire) in cui tutto può succedere e il silenzio può diventare scoperta, scelta comunicativa e azione, non del fare, dell’essere. Pronti a partire per un viaggio in cui contano soprattutto le fermate, e con insoliti compagni di avventura…

In libreria o sul sito di Mimesis Edizioni

Nicoletta Polla-Mattiot è giornalista e saggista. è condirettore del settimanale Grazia. Come saggista, scrive di costume, psicologia, linguistica e tecniche di comunicazione (fra i libri: Il paradosso del silenzio, 2009, Riscoprire il silenzio, 2004, Se l’amore tradisce, 2007, Diario della gravidanza, 2002). Curatore scientifico del Festival del silenzio; fondatore e curatore del sito www.ascoltareilsilenzio.org; fondatore e consulente scientifico del festival di letteratura e musica Le Corde dell’anima. Ha fondato, con Duccio Demetrio, l’Accademia del Silenzio.

Primavera 2012 a Milano: approfondimenti

Appuntamento con Duccio Demetrio

Sabato 12 maggio, ore 9.00, sull’Aia Grande delle Cascine Orsine – Zelata di Bereguardo (uscita al casello di Bereguardo autostrada Milano-Genova)

Camminare lungo il Ticino,
nelle ascesi silenziose della scrittura.

Un laboratorio itinerante.
L’incontro è dedicato alla scrittura delle percezioni sensoriali e delle evocazioni autobiografiche che questo straordinario angolo del parco del Ticino ci offre. Si camminerà lentamente, nel più assoluto silenzio. Durante le soste, sui taccuini che verranno distribuiti all’inizio del percorso, ciascuno liberamente trascriverà ricordi ed emozioni momentanee o potrà disegnare quanto incontrerà. Non mancheranno letture nelle pause, inerenti sia la filosofia che la poetica del camminare e del silenzio.
Presso lo spaccio delle cascine Orsine, ciascuno potrà acquistare il necessario per la colazione al sacco prima della partenza. La giornata si concluderà, presumibilmente, verso le 17. Si consigliano scarpe comode, un cappello, penne o matite colorate. Mentre telefonini e videocamere saranno banditi tassativamente. Chi lo desidererà, potrà poi inviare al sito dell’Accademia del silenzio quanto scritto, per condividerlo non soltanto con i suoi compagni di viaggio.
Il laboratorio può accogliere non più di 25 persone


Appuntamento con Stefano Raimondi

28 APRILE 2012 ORE 18,30

I POETI CHE ABITANO IL SILENZIO

Franco Loi, Milo De Angelis, Stefano Raimondi
Un percorso dove la poesia diventa luogo privilegiato del silenzio non perché “silente” ma perché attenta: in ascolto. Un incontro con poeti che hanno sempre posto e disposto nell’Attenzione dell’ascolto tutta la loro cifra poetica, intelaiando con il mondo circostante storie, racconti, emozioni. La loro poesia qui viene portata alla visibilità da una amalgama di intenzioni che, nelle loro attese di silenzio, diventano detonanti e sonore. Un reading poetico dove conoscere e porsi in ascolto di voci che hanno fatto strade diverse nell’intento di costruire una storia comune. Con loro la città diventa “cortile” e le case pezzi di cuore; qui le vie portano agli incontri. Milano è qui ospite in ascolto, in silenzio!
Presso libreria Utopia, Milano


Appuntamento con Marco Ermentini 

e la partecipazione di Gianni Gasparini

Sabato 19 maggio, ore 9,30 – 12,30

Cercare i luoghi di silenzio a Milano

Un sopralluogo guidato a Milano (Chiostro del Bramantino a Santa Maria delle Grazie in Corso Magenta) per un gruppo di 20 persone. Alla ricerca dei luoghi del silenzio cercando il silenzio con gli occhi e scovandolo negli interstizi della città rumorosa. Imparare a individuare i luoghi silenti che verranno segnalati con l’apposita “piuma blu”. Esercitarsi ad utilizzare la “Borsa del Pioniere del silenzio” contenente tutti gli apparecchi necessari al sopralluogo intelligente.
Nel corso della visita verranno individuati gli interstizi dei luoghi silenti con apposite tecniche timide di osservazione ed ascolto.


Appuntamento con Emanuela Mancino

Scrivere il silenzio
Tra gesti mimati e immagini parlanti

29 maggio 2012, Ore 20.30 – Teatro Verdi , via Pastrengo, Milano

Accademia del Silenzio e Teatro Verdi di Milano propongono una serata di suggestive occasioni di silenzio.
Dalla collaborazione pluriennale di Emanuela Mancino, che di Accademia del Silenzio è coordinatrice scientifica e docente, con il Teatro del Buratto-Teatro Verdi di Milano, nasce l’idea di un evento che vuole promuovere la cultura dello spettacolo del silenzio.
Il silenzio possiede una sua arte ed un suo linguaggio: le regole ed i canoni del silenzio sono, neanche a dirlo, impliciti, taciti. O taciuti. Da un fondo nero di indistinta assenza di suoni e di visioni, lo spettacolo (che si propone come laboratorio dialogico ed interattivo) porterà i partecipanti ad attraversare un mondo ed un modo nuovo di saper ascoltare e saper guardare.
La tradizione teatrale del Teatro del Buratto animerà forme e figure di una narrazione in cui ogni parola sarà detta in silenzio.
L’esperienza di un laboratorio di scrittura di sé attraverso la lente del silenzio farà sperimentare un’occasione di spettacolo interattivo e innovativo, tra i silenzi individuali e la partecipazione collettiva, nella cornice vellutata di un avvolgente e storico teatro milanese.
Gli spettatori saranno accompagnati a guardare e ad ascoltare e a scrivere del silenzio e nel silenzio, sperimentando il  vivo dinamismo di una visione in ascolto, tra immagini del cinema, dell’arte e della fiaba.
Durante la serata è prevista una pausa di meditazione “silenziosa” con degustazione di vini.
Sarà presente anche un’esposizione dei “taccuini del silenzio” dell’editore Mimesis.


Primavera 2012 a Milano


Primavera 2012 a Milano

Scheda di pre-iscrizione alle nostre attività

IL PROGRAMMA
Per l’anno 2012, gli appuntamenti inaugurali sono:
- a Milano, il 18 gennaio, h 17.00, Casa della Cultura: Il silenzio e le parole. Lectio magistralis di Franco Rella e presentazione delle attività del 2012.
Ciclo di incontri sul Silenzio. L’iniziativa comprende 3 seminari in aula e 4 eventi “esterni” e primaverili:   i seminari si svolgeranno presso la Casa della Cultura dalle 18.00 alle 20.00:
  • 5 marzo, Giovanni Gasparini, Aspetti sociali del silenzio.
  • 12 marzo, Giampiero Comolli, Far discendere la mente nel cuore. Pratiche di raccoglimento silenzioso.
  • 19 marzo, Emanuele Ferrari, Ascoltare il silenzio. Viaggio nel silenzio in musica
Eventi esterni:
Il contributo di partecipazione al ciclo di incontri alla Casa della Cultura è di 50,00 € ed è a titolo gratuito per i soci della Casa della Cultura.
Il contributo di partecipazione al ciclo di eventi esterni è di 25.00 € ed è a titolo gratuito per i soci della Libera Università. Dovrà essere versato solo da chi non ha partecipato agli incontri alla Casa della Cultura.
Per l’incontro al teatro Verdi è probabile un biglietto di ingresso ancora da definire.

Citazioni dal silenzio

“Non si può restare sempre sulle vette, bisogna ridiscendere… A che pro allora? Ecco: l’alto conosce il basso, il basso non conosce l’alto. Salendo, devi prendere sempre nota delle difficoltà del tuo cammino; finché sali, puoi vederle. Nella discesa, non le vedrai più, ma saprai che ci sono, se le avrai osservate bene. Si sale, si vede. Si discende, non si vede più; ma si è visto. Esiste un’arte di dirigersi nelle regioni basse per mezzo del ricordo di quello che si è visto quando si era più in alto. Quando non è più possibile vedere, almeno è possibile sapere.”
Renè Daumal
“«Camminare» il solo pronunciarla è già parola distensiva, parasillaba, risuona in altre che hanno lo stesso merito di acquietare la mente e di esprimere gioia, gusto per la vita. Accompagna il respiro. Come la parola amare, che invece non suscita sempre l’identica dolcezza annunciata. Al di sotto di ogni sua pronuncia pacificante, sconvolge, turba, meraviglia.
Amare e camminare, al di là delle loro funzioni ben note, dischiudono al nuovo; sono un andare verso l’altro, sono l’inoltrarsi nella boscaglia dei sentimenti ignoti che l’amore riserva.”
Duccio Demetrio

“Lo spaesamento è possibile nella città se non andiamo cercando in modo stereotipato delle forme, delle manifestazioni di bellezza, ma soprattutto se andiamo cercando manifestazioni che non conosciamo dell’umanità, della gente, dei loro discorsi, delle loro parole, delle loro storie… Camminare vuol dire anche questo: non solo per sé, ma camminare incontro agli altri, incontro all’imprevisto…”
Duccio Demetrio
“Credo che una camminata veloce non apporti nulla di particolarmente affascinante, d’importante per la nostra vita quotidiana.
Il problema credo invece, nelle nostre quotidianità, sia quello di riuscire a trovarci degli spazi, dei momenti, in ore forse ingrate per alcuni, all’alba oppure nella notte, dove la nostra camminata, anche in luoghi soliti e quotidiani, può riconquistare quel ruolo che ci invita a stabilire una relazione tra il pensiero, il linguaggio interiore e il nostro andare a piedi”.
Duccio Demetrio
“Prendimi per mano.
Cammineremo.
Cammineremo soltanto.
Sarà piacevole camminare insieme.
Senza pensare di arrivare da qualche parte.
Cammina in pace.
Cammina nella gioia.
Il nostro è un cammino di pace.
Poi impariamo
che non c’è un cammino di pace;
camminare è la pace;
non c’è un cammino di gioia;
camminare è la gioia.
Noi camminiamo per noi stessi.
Noi camminiamo per ognuno
sempre mano nella mano.
Cammina e tocca la pace di ogni istante.
Cammina e tocca la gioia di ogni istante.
Ogni passo è una fresca brezza.
Ogni passo fa sbocciare un fiore sotto i nostri piedi.
Bacia la terra con i tuoi piedi.
Imprimi sulla terra il tuo amore e la tua gioia.
La terra sarà al sicuro
se c’è sicurezza in noi”
Thich Nhat Hanh
“Non puoi percorrere la via prima di essere diventato la via stessa”.
Buddha
“Viandante, sono le tue orme la via e nulla più; viandante non c’è via, la via si fa con l’andare. Con l’andare si fa la via e nel voltare indietro la vista si vede il sentiero che mai si tornerà a calcare. Viandante, non c’è via ma scie nel mare”.
Antonio Machado
“Camminando sulle strade di campagna, come sui sentieri della vita, si impara che nulla va espulso, allontanato dalla nostra coscienza e tutto va abbracciato, sensazioni, emozioni, pensieri, uomini, piante, animali, la luce e l’ombra, la strada difficile e quella facile. Tutto questo la meditazione può insegnarcelo e la camminata ne è un simbolo limpido”.
Mario Armellini
“Tutti sappiamo camminare ma pochi sanno camminare in maniera lenta. Riappropriarsi delle proprie capacità di camminare, ritrovare il contatto con la natura e con se stessi, avere il tempo di meravigliarsi del colore di un papavero o della forma di una nuvola, sono semplicemente queste le regole del camminare lento.”
Alessandro Vergani
“Ero uscito solo per fare una passeggiata ma alla fine decisi di restare fuori fino al tramonto, perché mi resi conto che l’andar fuori era, in verità, un andare dentro”.
John Muir
“Rimango spesso sbalordito quando, indipendentemente da quante volte io abbia percorso lo stesso sentiero, scopro di essermi perso altri sentieri che si dipartono da esso, oppure mi accorgo che lungo il cammino c’erano dei bellissimi posti che non avevo notata prima! La stessa cosa accade anche nella nostra vita di tutti i giorni. Quante opportunità semplicemente non vediamo, perché siamo troppo presi da quello che stiamo facendo, andiamo troppo di fretta o ci stiamo saldamente aggrappando ad un unico punto di vista?”
James Endredy
“Strada: striscia di terra che si percorre a piedi. Diversa dalla strada è la strada asfaltata, che si distingue non solo perché la si percorre con la macchina, ma in quanto è una semplice linea che unisce un punto ad un altra. La strada asfaltata non ha senso in se stessa; hanno senso solo i due punti che essa unisce. La strada è una lode allo spazio. Ogni tratto di strada ha senso in se stesso e ci invita alla sosta. Prima ancora di scomparire dal paesaggio, le strade sono scomparse dall’animo umana: l’uomo ha smesso di camminare con le proprie gambe e di gioire per questo. Anche la propria vita armai non la vede più come una strada, bensì come una strada asfaltata: come una linea che conduce da un punto ad un altro..”
Milan Kundera
“La pressione del piede mio sulla terra ne fa sgorgare mille affetti che si beffano d’ogni sforzo che compio per descriverli”.
Walt Whitman
“La parola e il silenzio sono intimamente connessi. Considerare la parola senza silenzio è come considerare i buffoni di Shakespeare senza la gravità degli eroi shakespeariani”.
Max Picard
“Prima che l’uomo parli, nell’istante immediatamente precedente, la parola ondeggia ancora sopra il silenzio che ha appena abbandonato, ondeggia tra il silenzio e la parola. La parola è ancora incerta sulla sua direzione: non sa se ritornerà del tutto nel silenzio, scomparendovi, oppure se ne allontanerà nettamente per farsi voce”.
Max Picard
“L’uomo vive a metà strada tra il mondo e il silenzio da cui proviene e il mondo dell’altro silenzio verso cui si dirige, quello della morte. Tra questi due mondi vive anche la parola umana e ne trae sostegno. Per questo la parola ha una doppia eco: l’una da dove proviene, l’altra dal mondo della morte.
La parola deve la sua innocenza, ingenuità, originalità al silenzio da cui proviene mentre la brevità, la fugacità, la fragilità e il fatto di non corrispondere mai pienamente alla cosa che denomina, provengono dal secondo silenzio, dalla morte”.
Max Picard
“Oggi la parola è lontana da entrambi questi mondi del silenzio, nasce dal rumore e nel rumore svanisce, il silenzio non è più un mondo a sé stante, è soltanto il luogo non ancora invaso dal rumore, è solo un’interruzione nel rumore; per un istante l’apparecchiatura del rumore non funziona, questo è oggi il silenzio: rumore che non funziona”.
Max Picard

Immagini e parole da Silenzi d’Umbria

Immagini e parole da Silenzi d’Umbria

È passato un po’ di tempo dal seminario residenziale che si è svolto a settembre presso il convento dei padri Barnabiti presso il Convento dei Padri Barnabiti, Campello sul Clitunno (PG).

Oggi Luana Brilli impeccabile organizzatrice ci invia Parole e immagini che rievocano quell’appuntamento.
Più sotto potrete trovare le fotografie scattate durante il seminario e in allegato il report con la descrizione di ciò che è successo, ciò che si è provato, anche se niente potrà, credo, ricreare l’atmosfera magica di quell’incontro.

Per scaricare il testo in pdf cliccare qui.
Per scaricare il testo in ePub cliccare qui.

Cammina il silenzio

13 ottobre 2012 – Foligno (PG) – Cammina il silenzio

Sabato 13 ottobre alle ore ore 14,30 presso l’Abbazia di Sassovivo -Foligno (Pg) Accademia del Silenzio Umbria e FIE Valle Umbra Trekking – Foligno

 in collegamento con la 

”1 Giornata nazionale del camminare” organizzano

Cammina il silenzio

È Testimonial per l’Umbria e sostenitore dell’iniziativa Duccio Demetrio.
“Camminata consapevole con l’armonizzazione tra passi, respiro e mente, in luoghi che ispirano meditazioni e contemplazioni”.
Programma:
ore 14,30 ritrovo dei partecipanti all’Abbazia di Sassovivo – Foligno
ore 14,45/16.30 Camminata consapevole nella lecceta con Corrado Morici
ore 17.00 “Parole e Suoni” dal chiostro dell’Abbazia, con Lamberto Maggi e Mara Savini.
Musica di Gabriele Possenti (acoustic guitar)
L’iniziativa è gratuita, ma con prenotazione obbligatoria max 20 persone (Luana Brilli 320.8962845)
Per informazioni più approfondite:
www.federtrek.org
www.fievalleumbratrekking.it
www.orizzontidallastronave.blogspot.com

Il volantino: http://www.lua.it/files/2012/121013-CamminaIlSilenzio.pdf

Silenzi d'Umbria

Silenzi d’Umbria

Seminario residenziale Venerdì 14 e sabato 15 settembre 2012

con Duccio Demetrio – Luana Brilli – Corrado Morici – Monica Tomassoni – intermezzi musicali di Francesca Staibano presso il Convento dei Padri Barnabiti, Campello sul Clitunno (PG)
Si parla tanto di silenzio, ma cosa significa veramente ritrovarsi in un luogo pressoché incontaminato e calarsi in una realtà silenziosamente eloquente? Cosa può pulsare in un’esperienza dove il tempo e lo spazio si sintonizzano per offrirci uno sguardo su un modo diverso di essere e di vivere? Passeggeremo, mediteremo, scriveremo per ricontattare o scoprire quali spazi silenziosi, soleggiati o segreti, abitiamo o ci abitano; per scivolare oltre le siepi e le aiuole, gli orti e gli olivi del fare quotidiano e svelare i nuclei taciturni che nutrono l’immaginazione, la creatività, che condensano la pienezza di essere sé stessi, che calamitano la quiete.

Programma

Venerdì 14 settembre
alle 16.00 accoglienza di Luana Brilli, Corrado Morici, Monica Tomassonisaluto di benvenuto di padre Antonio Gentili: illustrazione del programma della due giornidalle ore 18.00 alle 22.00: “ll Silenzio della sera: la scrittura crepuscolare come ascesi“. Meditazioni in cammino con Duccio Demetrio”.
ore 22,30 cena e pernottamento
Sabato 15 settembre
ore 8.00 colazione
dalle 9 alle 12: “Passi nel Silenzio: camminare consapevole” con Corrado Morici.
ore 12,30 pranzo
dalle 14 alle 18: “Meraviglia e creazioni nel silenzio”: laboratorio con Luana Brilli e Monica Tomassoni
Ore 18.15 congedo e saluto
Intermezzi musicali di Francesca Staibano
I docenti:
  • Duccio Demetrio, direttore scientifico dell’Accademia del Silenzio e della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari; docente di Filosofia dell’Educazione all’Università degli Studi di Milano-Bicocca
  • Luana Brilli, educatrice, esperta in metodologie autobiografiche e scrittura autoanalitica
  • Corrado Morici, formatore, presidente onorario FIE Valle Umbra Trekking–Foligno
  • Monica Tomassoni, psicologa, psicoterapeuta, consulente VIS, Ai.Bi. e Comune di Roma
  • Francesca Staibano, musicista, musicoterapista
Modalità di iscrizione
Il costo del seminario è di euro 125,00 e comprende oltre la partecipazione ai tre laboratori anche il pernottamento, la colazione e due pasti (vegetariani). Per partecipare è necessario essere soci della Libera Università dell’Autobiografia, aggiungendo alla quota del seminario €25,00 (per la quota annuale) oppure € 60,00 (per la quota triennale), se non già precedentemente versata.
Per iscriversi compilare entro il 30 agosto il modulo di iscrizione quindi effettuare il versamento sul conto corrente della Libera Università dell’Autobiografia
IBAN IT 28S 08345 71310 000000005108
e comunicare alla segreteria@lua.it o al Fax n. 0575 788847 la conferma del versamento effettuato.
La partecipazione è limitata ad un numero massimo di 15 persone.
Si raccomanda un abbigliamento comodo e un tappetino.
Per arrivare a Campello Alto sul Clitunno (Pg)
In treno. Da Roma dirigersi verso Campello (la stazione è a 7 km dal Convento), oppure scendere a Spoleto poi proseguire con auto. Da Firenze (o da Ancona) dirigersi verso Campello oppure scendere a Foligno poi proseguire con auto.
In auto. Venendo da Sud o da Nord, percorrere la (Nuova) Flaminia fino all’uscita di Campello. Al semaforo girare a dx e quindi a sx (località Settecamini). Si procede lungo la SP di Pettino, attraversando il centro del paese (La Bianca) e dirigendosi verso Campello Alto. Oltrepassata la località Lenano, piegare a sx (Via Benedetto Fabrizi). Al termine si trova il Convento (dall’uscita della superstrada, km 8 circa).
Campello Alto sul Clitunno si trova a 37 km da Assisi.
Fuori dal turismo di massa, è situato sulla Via Francigena Trevi – Monteluco.
L’antico nucleo del paese è un castello costruito nel 921.
Attualmente conta 57 abitanti.
È vicinissimo alle Fonti del Clitunno e al Tempietto del Clitunno.

Accademia a Foligno: introduzione di Luana Brilli

Accademia a Foligno: Introduzione di Luana Brilli

Luana Brilli, esperta in metodologie autobiografiche e in scrittura autoanalitica



Sono felice di presentarvi l’Accademia del Silenzio, di cui sono la referente umbra e ringrazio questa sera Duccio Demetrio, la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari e l’Amministrazione Comunale di Foligno per averci concesso il Patrocinio.
La presentazione dell’Accademia di Foligno, viene fatta il 27 gennaio, giornata della memoria. Giornata che ricorda lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati italiani nei campi nazisti. Una giornata tradizionalmente legata al cordoglio e al silenzio che rendono la memoria un elemento vivo per non dimenticare le aberrazioni avvenute e le vittime di questa follia umana.
Che cos’è l’Accademia del Silenzio? È sia un centro di ricerca, sia un centro di diffusione della cultura del silenzio. È nata all’inizio del 2011 da un’idea di Duccio Demetrio e di Nicoletta Polla Mattiot. L’Associazione nazionale non profit promotrice della sua nascita, è la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, che conta più di mille associati ed organizza seminari, convegni di studio, laboratori, gruppi di ricerca sul tema della scrittura autobiografica. La sede principale dei corsi dell’Accademia del Silenzio (simposi, laboratori e lezioni) è dunque la LUA di Anghiari, essa però nel tempo ha dato vita ad iniziative anche a Milano, Torino e Sestri Levante e da oggi anche qui, da noi.
Certo, parlare di Accademia del Silenzio qui in Umbria ha un certo sapore. L’Umbria è un territorio di mistici, di monasteri, di quieta natura. È uno spazio privilegiato per chi è alla ricerca di luoghi rigeneranti, silenziosi, atti alla meditazione e alla preghiera. Questa sera, siamo qui proprio perché pensiamo che Foligno, l’Umbria, possano diventare una “cassa di risonanza del silenzio”, possano farsi luoghi promotori di una cultura del silenzio. La scommessa per me di avviare in Umbria questa Accademia, come potete immaginare, è molto grande e coinvolgente. Ancora ricordo l’emozione, quando Demetrio mi parlò di questa possibilità. Ho detto sì perché penso che oggi parlarne sia vitale. Viviamo immersi in una colonna sonora permanente creata dal traffico, dai rumori dell’ambiente, dai trilli del telefono. Ogni attività che facciamo è accompagnata da un suono e quel che peggio, è che oramai non ci accorgiamo più di questo sottofondo acustico. Non solo, la nostra giornata è organizzata in modo tale che è sempre più difficile vivere dei momenti privi di stimoli, di sollecitazioni. Siamo sempre di corsa, sempre pieni di cose da fare, dire, organizzare. La nostra è una vita che non ha più tempi vuoti, è carente di tempi capaci di far riscoprire “l’arte del non fare niente”. È una vita che disconosce i momenti di calma, di quiete rigenerante. I ritmi che spesso teniamo sono iper-accellerati, iper-consumistici. A volte si ha la sensazione che la nostra vita sia sintonizzata sui tempi degli spot pubblicitari, che hanno invaso tutto. E allora la domanda è: dove ci stanno portando? Dove recuperare la capacità di ascolto di sé e dell’altro? Come e dove “raccontare e raccontarsi”? È possibile? Questi ritmi frenetici, sono arrivati fino al sistema educativo, fino ai nostri bambini, che sono il nostro fragile specchio. È possibile parlare di silenzio anche nel contesto educativo? Foligno ha una storia che conosco, perché ci lavoro da 32 anni. Allora parlavamo di “bambino non visto” e il progetto educativo della città era la capacità di saperlo ascoltare e di renderlo protagonista della propria crescita. Se oggi il contesto educativo del bambino risente anche delle nostre difficoltà adulte, del nostro correre, velocizzare, anticipare sempre e comunque tutto, non è il caso di sottolineare ancora l’esigenza di saperlo ascoltare, comprendere e tradurre in azioni efficaci i nostri interventi educativi? Discorso che coinvolge non solo gli insegnanti, ma anche i genitori e le istituzioni, non coinvolge solo questa città (…)
Mi chiedo se forse non corriamo il rischio di accentuare una comunicazione unilaterale, che faccia entrare sempre di più il bambino (e noi con lui naturalmente) nella spirale velenosa della passività, dell’indifferenza. Oramai abbiamo compreso che non ci serve un’overdose di informazioni, che sapere sempre più non significa essere più informati. Perché? Informati significa etimologicamente avere la possibilità di rimodellarsi, elaborare nuovi orizzonti progettuali. Ma essere informati, non è certo essere sommersi da parole-frammento, che ci fanno restare sulla superficie delle cose, che ci sommergono di dettagli che ci fanno perdere il senso del vissuto, non ci nutrono. Essere informati è possedere e dunque usare una parola che sia vita, che crei la fecondità del contatto con noi stessi e con gli altri intorno a noi; una parola che peschi nelle nostre profondità; che ci consenta di riappropriarci del proprio spazio “dentro”; una parola che permetta una comunicazione non invasiva, fatta di reciproco ascolto, di pause, di attese, di vastità, di armonia tra silenzio/comunicazione che cioè dia la possibilità alle parole degli altri, a quello che è “fuori” di noi, di trovare uno spazio di risonanza in noi, uno spazio che lo contenga e lo custodisca. Il silenzio non svaluta la parola, la comunicazione, anzi le valorizza, le rende ancora più significative e preziose.
Per finire, volevo allora sottolineare, che il silenzio è tanto più necessario quanto più ci sono le chiacchiere; le troppe parole; il troppo “pieno”; il troppo sapere, fasullo; il troppo saper fare, fittizio. Il silenzio è porre l’accento sul vivere in una maniera più attenta: se stessi, gli altri e l’ambiente; è trovare una risposta alla necessità di ristabilire ritmi più umani, per fermarsi, per darsi del tempo, per ascoltare, per riflettere, per riprendersi cura di sé. Il silenzio è dunque ascolto consapevole, attenzione, concentrazione. Ricordiamo poi che silenzio è anche Silenzio. É meditazione. È dissetarsi a una fonte che lenisce le ferite. È attraversare la soglia del mistero. È inoltrarsi su un sentiero sacro dove le luci migranti che fregiano l’orizzonte, evocano l’Assente percepibile soltanto con gli occhi dell’amore.
Come fare? Poco fa mi veniva in mente una vecchia canzone di Battiato che ci ricordava che in certi frangenti: “Ci vuole un’altra vita”. Mi torna in mente anche chi, tempo fa, raccomandava di “ritagliarsi una stanza tutta per sé” per ascoltare le corde più profonde della propria anima e creare una melodia, un dipinto, una poesia (Virginia Wolf). Comunque sia, quando ne sentiamo l’esigenza è importante fermarsi, per riprendere fiato, per rintracciare il cammino, riprendere poi la propria strada, con maggior equilibrio e consapevolezza.
—-
Dalla prossima primavera prenderà il via un ciclo di incontri sul silenzio con delle esperienze laboratoriali legate alla musica, alla passeggiata consapevole, sulla riflessione delle diverse tecniche meditative, il dialogo filosofico, sulle tematiche religiose ed interreligiose, la scrittura di sé ed autobiografica. Saranno laboratori indirizzati a quanti vogliano apprendere strumenti di teoria e pratica del silenzio le cui applicazioni spaziano dall’uso comunicativo a quello maieutico, da quello pedagogico a quello creativo. Tali esperienze laboratoriali saranno organizzate in luoghi (monasteri, eremi o agriturismi) umbri, naturalmente immersi nel verde e nel silenzio!

Duccio Demetrio “Del silenzio”

Accademia a Foligno: Duccio Demetrio “Del silenzio”

Duccio Demetrio, direttore scientifico dell’Accademia del Silenzio e della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari; docente di Filosofia dell’Educazione all’Università degli Studi di Milano-Bicocca


“Buonasera, buonasera a tutte e a tutti voi e grazie per questo invito, che è più di un invito. È l’esito di un lavoro condotto recentemente da Luana Brilli e dal gruppo che Luana ha costituito, nel desiderio e nella volontà di far nascere qui a Foligno e in Umbria un gruppo, un gruppo per ora spontaneo che si incontra e si avvicina con i temi, gli argomenti e le attività di ricerca che conduciamo come Accademia del Silenzio. Quindi per me è veramente un onore essere qui questa sera, essere stato invitato come fondatore dell’Accademia in una realtà, l’Umbria, che come la Toscana, mi è particolarmente vicina, particolarmente cara. Appena posso, raggiungo l’Umbria, ho abitato anche vicino a Spoleto. Venendo qui da Anghiari questo pomeriggio i ricordi si sono affollati e credo che sia simbolico che una sezione dell’Accademia del Silenzio nasca qui, in queste terre, in questi monti, in queste colline.
Io, come avete ascoltato, di mestiere faccio il filosofo, il filosofo, in particolare, dell’educazione e della narrazione e questa sera ho scelto un titolo per la mia conversazione con voi, un titolo semplice: “Del silenzio”. Noi questa sera parliamo di silenzio ed è già un paradosso dover utilizzare la parola. Prima Luana ha usato un’immagine, “cassa di risonanza del silenzio”, due termini che si escludono a vicenda: se siamo “cassa di risonanza”, il silenzio come riusciremmo a coltivarlo? Eppure è così, perché il silenzio ci chiede le parole. Da migliaia di anni il silenzio non solo viene vissuto nelle diverse forme di meditazione, nelle diverse culture spirituali e religiose, ma da sempre abita anche le origini del pensiero filosofico. Il silenzio ha molti significati, significati che talvolta ci sfuggono e la filosofia si occupa di questo, si occupa di dare parole, di dare senso a termini che talvolta ci sfuggono, dei quali facciamo esperienza, ma senza un sufficiente ragionamento e riflessione.
Questo non significa quindi togliere spazio al silenzio, significa esaltarne l’importanza e il senso. Quanti stati mentali ed emotivi possiamo ricondurre all’esperienza del silenzio, quante culture del silenzio, culture anche tra loro contrapposte ma che mettono il silenzio come uno dei motivi cruciali e fondamentali della nostra vita. Prima della parola c’era il silenzio, prima di tutto c’era il silenzio e dopo tutto ci sarà il silenzio. E’ un’immagine biblica, come sappiamo, un’immagine che ci può anche spaventare o terrorizzare talvolta, ma ciò significa anche ravvicinarsi a questa parola con maggiore disponibilità e maggiore attenzione. Uno scrittore filosofo, Edmond Jabès, ebbe a dire che “ogni parola è l’eco di una parola perduta”. Ora proviamo a sostituire al termine “parola” il termine “silenzio”: potremmo dire che ogni silenzio è l’eco di un silenzio che abbiamo sprecato, che abbiamo perso, che abbiamo talvolta profanato e offeso. Ogni silenzio è l’eco spesso di un pensiero che non abbiamo pronunciato per cercare di comprenderlo, di capirne il significato. Perché il silenzio non è soltanto un’assenza di rumore, il silenzio non è soltanto tacere. Il silenzio, nel corso del tempo e della ricerca intellettuale, umana o spirituale che fosse, ha rappresentato molto di più: il silenzio di Dio. Ha rappresentato la voce di Dio quando interrompe il silenzio per apostrofare gli uomini. Il silenzio, quindi, si riconduce inevitabilmente al suo contrario. Io credo che per affrontare correttamente il silenzio si tratti quindi di appaiarlo, talvolta al frastuono, ma sicuramente alla parola. E questo allora ci legittima, ci consente senza problemi e anche pudore di occuparci del silenzio. Ciascuno ha un rapporto con il silenzio anche di carattere personale e fisico. Costituisce per noi un valore per esempio nel momento in cui lo rapportiamo ai corpi, ai gesti. Corpi e gesti, se si muovono in una cornice silenziosa, assumono un altro senso, un altro significato. Emergono le parole interiori in questi momenti, emergono parole più profonde quando le adagiamo in un’atmosfera silenziosa. Il silenzio è anche stato d’animo, è uno stato d’animo di grazia o talvolta di dannazione, quando cerchiamo le parole degli altri, il conforto degli altri e questo non viene. C’è un silenzio quindi buono, il silenzio bello, come nella tradizione benedettina, ma c’è anche il silenzio terribile, c’è il silenzio della solitudine, dell’isolamento. C’è il silenzio che ha vissuto chi ha conosciuto lo sterminio e l’annientamento della propria persona e talvolta anche del proprio corpo. Il silenzio quindi è il momento e il luogo che ci invita a meditare sull’inesprimibile delle cose, su ciò che va avvicinato e trattato con attenzione e cura. Il silenzio ci invita – già Luana Brilli lo ricordava – ad essere prudenti nei confronti delle parole, a trovarle sempre più scabre, sempre più essenziali. Il silenzio è anche il momento tragico della sofferenza, della scomparsa, della mancanza, della perdita. C’è il silenzio poi di chi ascolta rapito un messaggio che proviene dalla sua interiorità o che viene chissà da dove. C’è il silenzio di chi guarda incantato, il silenzio di chi desidera e non può raggiungere e deve tacere. C’è il silenzio dell’inappagato ma c’è anche il silenzio della sazietà, il silenzio del piacere, il silenzio della soddisfazione. In molti momenti fondamentali e cruciali della nostra vita noi cerchiamo il silenzio perché diventa un compagno che esprime con noi certi sentimenti della vita e dell’esistenza che altrimenti non riusciremmo ad esprimere.
Ancora, c’è il silenzio reverenziale, il silenzio assorto e attento dinnanzi ad un quadro, a un paesaggio, dinnanzi alla bellezza e talvolta anche dinnanzi all’orrore. C’è il silenzio della preghiera, della contemplazione, del raccoglimento. C’è il silenzio commosso, il silenzio indignato, il silenzio di chi è ridotto e costretto al silenzio. Ecco, vedete quanti diversi volti, quante diverse espressioni, quante diverse voci esprime il silenzio. Ma c’è anche il silenzio che non sopporta se stesso, quando fuggiamo dal silenzio, quando il silenzio ci inquieta e ci fa paura, quando si rende angosciante, quando ci precipita in un abisso, nell’abisso del panico. Il silenzio si ama di più, lo possiamo amare di più, accompagnato però da alcuni momenti che ce lo rendono più gradito. Il silenzio è anche fruscio; noi stiamo in silenzio per cogliere non il rumore ma per cogliere l’alitare di una foglia, per cogliere meglio il passaggio della brezza sugli alberi. Stiamo in silenzio e ciò che ci cattura, che ci impressiona è un messaggio che non soltanto raccogliamo attraverso i nostri sensi ma è un messaggio che poi si muove nella nostra vita interiore. Il silenzio produce quindi un’esigenza, che è un’esigenza fatta propria dalle spiritualità di ogni religione; il parlare a voce bassa, lo stare in silenzio per molto tempo. Il silenzio, in questo caso, annuncia qualcosa, annuncia uno stupore, si rende compagno di riti, di liturgie particolari, come sappiamo. Il silenzio è legato all’attesa quando sospendiamo il pensiero stesso, quando attendiamo la persona che amiamo, che oggi abbiamo bisogno di chiamare, avvicinare con la parola perché non riusciamo più, talvolta, a vivere quell’emozione che forse abbiamo vissuto nella gioventù, del piacere di attendere, di aspettare. Il silenzio perciò non è qualcosa di curioso, di eccentrico. Ciò di cui stiamo parlando ha a che fare con l’esistenza di ciascuno di noi. E, ancora, il silenzio è legato all’estasi, all’ evento profondo, a ciò che non può che essere silenzio dinnanzi all’inesprimibile. C’è il silenzio sacro, il silenzio divino nel senso che i greci davano a questo termine: tseiòn. Per i greci il divino non corrispondeva ad una figura di divinità specifica; il divino si muoveva sulla terra nei misteri che i fenomeni naturali conducevano con se. Lo tseiòn è il momento in cui non possiamo che tacere perché non possiamo pronunciare alcuna parola. E in questi momenti si manifesta il silenzio. Nella tradizione ebraica Dio si manifesta col tuono, con parole che ingiungono, con parole che maledicono, ma anche, nella tradizione ebraica e anche in parte evangelica, Dio ci viene incontro sussurrando, bisbigliando, accendendo la sua voce dentro di noi. Ma silenzio vuol dire anche ispirazione creativa. Ogni artista, ogni musicista, ogni attore, ogni scrittore, ogni pittore, chiunque, anche pur non producendo arte, avverta una sensibilità di questa natura, sa che non potrebbe creare musica, parole, racconti, emozioni se non potesse appartarsi nel silenzio. E’ una necessità vitale, esistenziale, questa, per chiunque si occupi di dar luogo quindi ad una gestazione della mente, del pensiero, della bellezza, della sensibilità. Chi scrive, chi compone cerca il silenzio, ha bisogno di uno spazio personale in cui raccogliersi per ammirare quanto riesce ad offrire agli altri. E gli altri, i lettori, chi osserva i quadri, i dipinti, chi ascolta la musica, diventa complice dell’artista anche perché si crea una corrente fortissima legata al silenzio, che costituisce quindi una mediazione indispensabile tra chi offre, tra chi dona arte, ragionamento, pensiero, voce e chi legge, chi ascolta, chi guarda. Platone diceva che in questi momenti di incontro tra noi e gli altri abitati dal silenzio, occorre rimanere chiusi in se stessi. Il filosofo ateniese usava un termine affascinante per esprimerlo – fu tra i primi ad utilizzarlo, forse lo inventò lui -, il termine è “endozen”, che letteralmente vuol dire “dentro se stessi”, in opposizione a “exozen”, ciò che è fuori di noi, ciò che scagliamo fuori di noi. Il silenzio, con questa parola, incominciò quindi ad entrare nella nostra mentalità alla ricerca non soltanto del mondo esterno a noi, ma alla ricerca di un mondo rappresentato soprattutto da ciò che non vediamo, dall’invisibile. Il silenzio quindi produce invisibilità, rende le cose visibili meno osservabili. Questa esperienza la possiamo fare spesso, comunemente, possiamo avvicinarci a qualcosa frettolosamente parlando e questa cosa – può essere anche un’opera d’arte straordinaria – ci sfugge, non sappiamo osservarla, non sappiamo apprezzarla. Ma nel momento in cui entriamo nel silenzio, nel momento in cui noi accediamo al silenzio, noi diamo alle cose, anche ai volti degli altri, alle persone, un’importanza e un significato molto diversi.
Quindi il silenzio non rappresenta soltanto una qualità legata agli oggetti inanimati, ai paesaggi, alle situazioni che cerchiamo di raggiungere; ma il rapporto con il silenzio è un silenzio che rende più umane le relazioni tra di noi, che le rende più essenziali, più fondamentali direi; dove la parola “fondamentale” sta ad intendere qualcosa che è assolutamente necessario nella vita e nell’esistenza. Io mi sono occupato e mi occupo soprattutto di scrittura, come avete ascoltato, di scrittura di sé, di scrittura autobiografica. Sono arrivato ad Anghiari, come milanese in fuga verso luoghi più silenziosi. Ed oggi riesco a sopravvivere perché almeno una, due volte al mese torno ad Anghiari. La mia città diventa sempre più insopportabile; lì c’è il mio lavoro, certamente, ma questa necessità, ormai da più di dieci anni, è diventata impellente. Se io non potessi umanamente, non soltanto nel mio silenzio personale interiore, incontrarmi con altre persone che hanno una consuetudine, una, direi quasi, abitudine al silenzio – a differenza di molti miei concittadini milanesi – io credo oggi soffrirei parecchio. Nella Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari si scrive. Vengono da tutta Italia e sono centinaia e centinaia le persone che hanno scritto la loro autobiografia. E l’idea dell’ Accademia del Silenzio è nata ad Anghiari perché quando noi scriviamo – lo accennavo già prima – non possiamo fare a meno del silenzio. La scrittura ci obbliga – come anche nelle altre manifestazioni d’arte o espressive – al silenzio. La scrittura ha bisogno del silenzio e le persone quindi che vengono ad Anghiari con il desiderio e il sogno di poter scrivere la loro vita e anche di poter scrivere la vita degli altri, di difendere la memoria di persone care, di parenti… scoprono due cose: da un lato l’arte della scrittura ma, contemporaneamente, anche l’arte del silenzio. E da qui l’idea dell’Accademia che cerchiamo di fare in modo che possa anche contaminare città come Milano, come Torino, presto anche Roma.
La scrittura ha bisogno di silenzio perché ha bisogno di concentrazione, perché ha bisogno di tranquillità, perché lo scrivere, come qualsiasi manifestazione dell’arte o del pensiero, genera e produce inquietudine. La scrittura soprattutto della propria vita, il tornare a rievocare momenti della propria esistenza non è un viaggio personale interiore sempre facile e tranquillo. La scrittura quindi diventa una sorta di figlia del silenzio, ma a sua volta può generare anche dei silenzi imprevedibili, strani, curiosi, dei silenzi che ci invogliano quindi a tacitare di più le parole esuberanti, le parole eccessive. Quindi il nostro testo, il testo della nostra vita che finalmente riusciamo a realizzare – cosa che vedo fare ormai da più di dieci anni in questa realtà particolarissima – è fatto di una scrittura che riesce a mettere in fuga le parole superflue. La scrittura si presta alla coltivazione del silenzio poi perché la scrittura dà luogo a manifestazioni di raccoglimento e di cura non soltanto di se stessi ma di cura della vita, di cura delle cose, di cura delle memorie nostre e degli altri. Scrivere è poi anche un atto contemplativo, perché attraverso questo gesto umilissimo della nostra mano su un foglio di carta, oggi sullo schermo del computer, attraverso questo atto noi esprimiamo un rapporto nei confronti della vita che non è di possesso, di appropriazione, ma di vera e profonda contemplazione di ciò che la vita e l’esistenza ci offrono. Ma ecco il terzo motivo che voglio richiamare: la scrittura è anche ascesi, la scrittura è una forma di elevazione, non soltanto di descrizione o di narrazione. La scrittura diventa ascesi alleata del silenzio nel momento in cui possiamo leggere parole come quelle del poeta milanese Angelo Casati che ci comunica il silenzio usando anche la parola “silenzio”, un aggettivo; ma questa parola avrebbe potuto anche essere eliminata, esonerata, perché la scrittura non ha bisogno di usare questo termine per comunicare il silenzio, come un quadro, come anche una musica. “Tu mi copri come luce silenziosa del mattino dei monti. Come sole discreto mi avvolgi senza ferire, pietoso dei miei occhi stanchi. Come casa sul monte che dorme tu mi svegli alla chiarità delle cose.” Sì, c’è l’aggettivo “silenzioso” ma avrebbe potuto anche non esserci. Possiamo eliminare questa parola quando scriviamo degli appunti, quando scriviamo delle poesie che crediamo ingenue. Cerchiamo quindi di comunicare ed esprimere il silenzio in altro modo. Ascoltiamo quest’altra poesia sempre dello stesso autore; qui il silenzio è bandito, non c’è, eppure la sensazione, l’emozione che ci comunica è senz’altro silenziosa: “Come vorrei sentire ancora il canto splendido della primavera e dei rami, di tutte le cose belle che vengono dopo un temporale. E stare lì senza fare, ad ascoltare il niente con un po’ di vero.” Un filosofo contemporaneo, Roberto Carifi, ha scritto a questo proposito che il silenzio della poesia non determina il suo tacere, non è uno spazio che si apre, dove la poesia cessa di parlare. E’ piuttosto un silenzio che si dà insieme alle parole, nelle parole, costitutivo di esse. Il linguaggio poetico non ha bisogno di trovare il silenzio perché lo contiene dentro di sé, perché senza di esso non parlerebbe.
Ecco, con queste parole di Roberto Carifi vi ringrazio nuovamente, ringrazio le amiche, gli amici e Luana Brilli per aver raccolto le nostre idee, le nostre fantasie affinché il silenzio quindi possa circolare maggiormente nelle nostre vite proprio per aiutarci a ritrovare il piacere della parola che conta, in una controtendenza culturale, non c’è dubbio. Sappiamo già di essere sconfitti, ma proprio perché sappiamo già di essere sconfitti, perché non credo che la cultura del silenzio di questi tempi possa averla vinta – sarebbe drammatico anzi, per alcuni versi, tragico – ma proprio per questo allora dobbiamo avere anche, credo, l’orgoglio di unirci, di costituire delle comunità che mettono al centro il silenzio, la contemplazione, l’ascesi laica nella propria vita. Vi ringrazio davvero.”

Paolo Giri “Corpi vibranti”

Accademia Foligno: Paolo Giri “Corpi vibranti”

Paolo Giri, musicista, già direttore della Scuola di musica del Comune di Foligno


Un qualsiasi corpo vibrante crea suono. Nel nostro pianeta anche i corpi più rigidi sono in grado di vibrare, quindi il silenzio assoluto risulta un’astrazione, elemento aleatorio che si trasforma molto spesso in un’aspirazione. Ci si accontenta così di un silenzio parziale che riesca comunque a divorare una parte del frastuono continuo che riempie la nostra vita.
Nella pagina musicale scritta ci sono almeno sette diversi segni corrispondenti ad altrettante porzioni di silenzio variabili quantitativamente.
Risulterebbe molto comodo, nella vita di tutti i giorni, estrarre dalla tasca una bella lunga pausa di semibreve per zittire un massacrante fracasso a noi prossimo. Purtroppo ciò non è possibile. L’unico dispositivo concessoci è la diffusione capillare del concetto di ecologia sonora.
Se nella vita di tutti i giorni il silenzio è importante, nella musica diventa imprescindibile. E’ l’acqua che si aggiunge alla farina per fare la pasta. Visto che sul pentagramma il silenzio diventa “acqua” tangibile attraverso appunto l’uso delle pause, divertiamoci a vedere e sentire quanto queste riescano a modificare la percezione di ciò che viene suonato. Come nelle vecchie pellicole fotografiche il luminoso risultava buio e viceversa, anche nel mondo delle vibrazioni proveremo a materializzare il silenzio.
Attraverso l’esempio seguente si può seguire agevolmente, anche se non musicisti, l’azione decisiva esercitata dalle pause all’interno della celeberrima melodia del brano “autumn leaves” (“foglie morte”)…

Luigi Bonollo “Il grande silenzio”

Accademia Foligno: Luigi Bonollo “Il grande silenzio”

Luigi Bonollo, oblato secolare camaldolese

La dimensione umana del silenzio corre tra questi due grandi confini; sentirne una nostalgia profonda e nello stesso tempo averne una paura a volte folle. In mezzo c’è la riflessione sapienziale di ogni uomo e di ogni cultura che ne percepisce tutta la capacità rigenerante, riequilibrante, riconciliante … salvifica. Cosa c’è dentro questa esperienza umana così affascinante, ma anche così tremenda c’è IL GRANDE SILENZIO DA CUI VENIAMO E VERSO CUI ANDIAMO.
C’è un mistero variamente intuito, cercato, vissuto e variamente identificato nella natura, nel cosmo, alla fine di un cataclisma, nel deserto più inospitale dove è stato cercato da uomini e donne praticamente da sempre. Tale ancestrale silenzio fu certo l’esperienza del divino, del soprannaturale, dell’oltre – naturale, è quanto di più intrigante conosciamo; per l’uomo è importantissimo che questo grande silenzio dica, parli, si esprima, mandi un segno. Ma siamo smarriti e incerti di fronte alla impossibilità di rapirne anche solo un piccolo soffio. Solo una infaticabile ricerca interiore ed esteriore arriva … a volte … a percepire questo silenzio. Fino a questo punto arriva l’audacia e la forza dello spirito umano. Cosa incontra nel deserto e nei monti (luoghi del silenzio) il credente cristiano, a differenza di ogni altro credente? Il cristiano incontra per primo il suo Signore Risorto; esperienza originale che attraverso il Battesimo gli apre la porta del Dio di Gesù il Cristo. Il cristiano nel silenzio trova il Padre, il Dio amante della vita, il Dio che ama ogni uomo, anche chi lo ignora o lo rifiuta, il Dio dei secoli. Il Dio davanti a cui si sta in silenzio. Anche la preghiera universalmente praticata come via a Dio diventa una strada che piano piano il cristiano lascia, a favore del silenzio. Qualcuno ha detto “se non sai pregare dì le preghiere”, almeno finché in te non trionferà lo Spirito. Ed è appunto lo Spirito il terzo incontro che il cristiano fa nel silenzio del deserto: il cristiano vive il silenzio, il deserto, il monte, come incontro col Dio Trinità; Padre creatore e Dio della vita: Cristo Risorto, salvatore e capace di dare un posto anche alle sofferenze dell’uomo; Spirito Santo, Dio della fantasia, del colore, dell’amore, della pace dell’uomo con il mondo, con gli altri e con se stesso. So di aver detto, in poco tempo, cose non così facilmente comprensibili; e confesso che anch’io non le comprendo appieno. Ma mi sono state date in dono, fanno parte del mistero nascosto da secoli e ora svelato, ma non del tutto; che già nel suo parziale disvelamento ti zittisce per quanto è grande e stupefacente. E si sa che chi non accetta il mistero non può capire molto della vita… D’altra parte noi siamo “condannati al silenzio” come ci ricorda il libro dell’Apocalisse. Il giorno in cui si apriranno i libri ci sarà il definitivo e grande silenzio di cui noi percepiamo solo in lontano esistere. Lì ci saranno svelate le cose che attraverso strade diverse di silenzio noi tutti stiamo già ora cercando.

Gilberto Bonsi “Il potere silenzioso della preghiera”

Accademia a Foligno: Gilberto Bonsi “Il potere silenzioso della preghiera”

Gilberto Bonsi, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Buddismo Nichiren Daishonin.

Il potere silenzioso della preghiera. Nell’intervento sul buddismo si è evidenziato il pensiero del Budda storico Shakyamuni di voler rendere tutti uguali a lui e aiutarli a manifestare la buddità , uno stato vitale di felicità assoluta e infinita compassione verso tutti gli esseri viventi, nella vita presente. Nichiren Daishonin il fondatore del buddismo a cui fa riferimento la Soka Gakkai, nei suoi insegnamenti sottolinea di nuovo l’importanza della ricerca del Budda all’interno della propria vita.
Il potere che permette di percepire questa realtà oggettiva e’ il potere silenzioso della fede che unito al potere dinamico della preghiera, permette di manifestare lo stesso stato vitale del Budda che si manifesta appunto in saggezza e compassione. Il presidente Ikeda alla guida della Soka Gakkai internazionale parla di una vera e propria rivoluzione umana all’interno dell’ individuo nel suo cuore e nelle sue azioni ”la rivoluzione umana di un singolo individuo contribuira’ al cambiamento del destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità “. Si arriva così al potere dell’ascolto empatico che unisce e comprende in contrapposizione all’ascolto simpatico che giudica e distingue. L’altro essere umano percepito come fonte di arricchimento ma anche come sostegno “due cascine di canne, diceva Shariputra un discepolo del Budda, se messe una accanto all’altra si terranno in piedi ma se ne togli una l’altra cadrà ”. Ancora Ikeda parla di coesione ”essere intimi con gli altri è un allenamento per lo spirito” e la compassione che permea l’universo è coesione. L’intervento si e’ concluso citando ancora Nichiren Daishonin “se accendi una lanterna per un viandante quella luce illuminerà anche il tuo cammino”.

Accademia a Foligno: Corrado Morici “Camminare”

Corrado Morici, formatore, presidente onorario FIE Valle Umbra Trekking–Foligno

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Camminare è una parola parisillaba ed esprime una dolce sonorità dovute alle doppie “ a” e “ m”. Oggi camminiamo anche per motivi salutistici, l’OMS indica in 10.000 passi al giorno una buona prevenzione per varie patologie tra le quali quelle cardiovascolari, ma fughe, pellegrinaggi, marce, migrazioni hanno accompagnato da sempre le vicende umane nel corso della storia.
Quando si parte non si va solo da un punto all’altro ma l’aspetto più significativo del cammino è rappresentato dall’incontro con l’altro, incontro che permette la percorrenza di pensieri e riflessioni dentro noi stessi. Camminate lente ci fanno percepire un “tempo dilatato” in cui valorizziamo semplici gesti quali il mangiare, le soste, il silenzio e in cui sono solo i nostri bioritmi a determinare le scelte. Nel camminare abbiamo la possibilità di vivere il silenzio, che al pari del vuoto non significa assenza, che permette di aprirci all’ambiente circostante ed interiore con la percezione di rumori e suoni. Il camminare consapevole è una meditazione che ci permette di fare esperienza con il movimento dei nostri passi sx – dx che possiamo abbinare alle fasi della respirazione (espirazione, inspirazione) e successivamente ad alzare, avanzare, abbassare, poggiare il piede che potremo abbinare ai quattro elementi (terra, aria, acqua e fuoco). Camminare consapevole ci permette di sperimentare che ogni cosa nasce e muore cioè che è impermanente. Camminare stimola inoltre la contemplazione attraverso la visione di “oggetti”, di immagini mentali, di percezione di suoni, …. con la possibilità di fissarli attraverso scritti o immagini. Come nella musica, tra le note esistono le pause, così quando camminiamo i nostri piedi toccano terra e si librano in aria e toccano di nuovo terra con un ritmo che definisce la nostra personalissima “carta d’identità di camminanti”.

Appuntamento a Foligno

Venerdì 27 gennaio 2012 alle ore 17.00 presso la Sala Minore di Palazzo Trinci – Piazza della Repubblica – Foligno (PG) si terrà un incontro di presentazione dell’Accademia del Silenzio, nella sua valenza esistenziale, civile, educativa.
Filosofi, musicisti, accademici e religiosi si avvicenderanno per raccontare il loro spazio silenzioso e condividere con il pubblico questa necessità vitale.

Parteciperanno:
  • Duccio Demetrio, direttore scientifico dell’Accademia del Silenzio e della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari; docente di Filosofia dell’Educazione all’Università degli Studi di Milano-Bicocca;
  • Luana Brilli, educatrice, esperta in metodologie autobiografiche e scrittura autoanalitica;
  • Monica Tomassoni, psicologa, psicoterapeuta, consulente VIS, Ai.Bi. e Comune di Roma;
  • Paolo Giri, musicista, già direttore della Scuola di musica del Comune di Foligno;
  • Lamberto Maggi, musicista, attore, fondatore della Scuola Theamus;
  • Corrado Morici, formatore, presidente onorario FIE Valle Umbra Trekking–Foligno;
  • Luigi Bonollo, oblato secolare camaldolese;
  • Gilberto Bonsi, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Buddismo Nichiren Daishonin.
Verrà proiettato il video realizzato da Barbara Rutigliano “…Nelle pieghe dell’anima” con immagini di Rinaldo Morosi e Monica Tomassoni.
Per informazioni : brilli.luana@libero.it; tel. 3208962845

I non luoghi

Registriamo in questa pagina i luoghi che non possono essere definiti spazi di vita reali, ma che lo diventano quando sentiamo che sono sede di emozioni e luogo di interiorità.
Ma anche gli spazi a cui non si è potuto dare una collocazione precisa per la vaghezza della segnalazione.
Forse sembrerò banale, e sicuramente su questo non si può effettuare una “mappatura”, ma il mio cuore è il mio luogo del silenzio, il mio posto più intimo, dove riesco a trovare pace, silenzio.
Devo ammettere che ho un buon rapporto con me stessa e che ho la capacità di isolarmi anche nei luoghi più affollati e caotici, bensì non li cerchi, ma se mi capita… (Giuliana Rampanelli)
Il luogo silenzioso è la mia casa quando le due bambine escono la mattina per andare a scuola… mi bastano quei 10 minuti prima che esca anche io per capire quanto amo questo luogo che sa essere rumore e silenzio. (Chiara Palazzetti)
In generale nella mia vita non c’è un luogo dove vado a cercare il silenzio. Questo mi sorprende in situazioni diverse. Per me il silenzio è l’assenza dei suoni meccanici per cui posso dire che il luogo del silenzio è il terrazzo di casa mia a Roma, all’alba, quando la natura si muove, il cielo si accende e la città dorme ancora. Tuttavia considero silenzio ogni luogo dove in solitudine si possono ascoltare voci umane che dialogano tra loro. (Maricla Sellari)

Recensione "Pause" di Nicoletta Polla-Mattiot

Nicoletta Polla-Mattiot - Pause. Sette oasi di sosta sull’orizzonte del silenzio
Mimesis Edizioni
L’ultima fatica di Nicoletta Polla-Mattiot. Pause. Sette oasi di sosta sull’orizzonte del silenzio, è da considerarsi un vero e proprio inno al silenzio. Attraverso un testo scorrevole e importanti citazioni, l’autrice riesce a trasportare il lettore nella dimensione dell’ovattato, facendogli riscoprire non solo l’importanza del silenzio ma anche le sue caratteristiche.

“In un mondo in cui tutti pensano di avere qualcosa da dire e, che lo abbiamo o no, lo dicono, anzi lo urlano, alti, compiaciuti, arroganti, antagonisti; in un mondo, un paese, un’epoca in cui tutti si fanno in quattro per proclamare ai quattro venti opinioni e giudizi; in un mondo in cui parlare significa far valere la legge del più forte e il dialogo è –nella migliore delle ipotesi- dibattito, il dibattito –nella migliore delle ipotesi- discussione, la discussione –nella migliori delle ipotesi- litigio, il litigio è zuffa, piazzata, insulto, parapiglia; in un mondo in cui tutti parlano –di cosa non si sa…” (p.11).

Opponendosi proprio a questo frastuono e al vano suono delle parole, Polla-Mattiot propone  questo manuale, nato con l’intenzione di riscoprire, comprendere, valutare, ricercare e perfino vivere il silenzio.

L’autrice, infatti, nel breve ma profondo testo, illustra in maniera molto accattivante non solo la bellezza della riscoperta del silenzio, ma anche la sua stessa necessità. Passando in quelle che l’autrice definisce sette oasi (cioè passi necessari alla comprensione del silenzio), il lettore inizierà a comprendere la vera natura del silenzio (scoprendone la totalità nei sensi e non riducibile alla dimensione meramente auditiva). Lo si vedrà nello sbigottimento, sia di un’emozione positiva che negativa, fino a ricercarlo nella propria vita. Una ricerca, che non è solo tesa all’ascolto, ma anche presente e pregnante nel dialogo, come scelta e possibilità del dire ma anche del non dire. Raccogliere, Provare, Sopportare, Ascoltare, Cercare, Parlare e infine Vivere; questi sono i capitoli, le oasi necessarie, che serviranno, secondo l’autrice, ad ossigenare la nostra vita. Passaggi che forniscono le prime indicazioni, per riappropriarsi del silenzio, ma soprattutto, attraverso esso, di se stessi. Il silenzio, dunque, come riscoperta di sé. 

Il libro della Polla-Mattiot è un vero e proprio inno al silenzio, che canalizza verso il proprio “Io” e la propria esistenza. 

Passo dopo passo ci mostra la grandezza del silenzio, ci fa innamorare di quel bene, ormai tanto raro. Nel primo capitolo (Raccogliere), ci fa avvolgere da esso, ma lo fa anche assaporare, vedere, toccare, sentire e perfino annusare. “Non esiste solo un organo: l’approccio è necessariamente sinestesico e ci riporta a un livello più profondo e insieme arcaico, a volte regressivo, perché la fusione dei sensi è chiave d’accesso al pre-verbale. Il silenzio ha un odore, un colore e un sapore oltre che un suono e un’immagine”. (p.16). Comprendere il silenzio è un’emozione avvolgente oltre che una vera e propria esperienza sensibile. 

I silenzi, inoltre, non sono tutti identici ed ognuno di esso ha un suono, un colore o una forma. Viene espresso attraverso lo sbigottimento -quando siamo in silenzio o senza parole-, ma le emozioni che lo provocano o lo accompagnano possono essere di natura completamente diversa; dalla pura gioia al totale spaesamento della perdita della propria coscienza. Il silenzio, seppur trascurato, ha secondo l’autrice, un ruolo fondamentale nella esistenza umana. Per tale ragione, uno dei gradini fondamentali è proprio quello del Cercare. 

“Accettare l’intimità del silenzio è raccogliere la sfida della ‘ospitalità al mistero’ di quel che siamo, qualunque cosa siamo. Luce e ombra, nobiltà e miseria, pulsione e razionalità, picchi e baratri, slancio e freno, forza e debolezza, senza replicare lo schema accettabile di una maschera sociale” (pp.37-38). L’ascolto del silenzio, dunque, è la riappropriazione di se stessi. Ma anche il terreno in cui esplorare la relazione e la reciprocità dei rapporti umani. Nella comprensione del dialogo, infatti, risulta fondamentale il non-detto. Le pause tra le parole, la loro durata nonché il loro ritmo, permettono di avvicinarsi all’altro, non solo attraverso ciò che vuole comunicare, ma intuendo anche le sue più profonde motivazioni. In tal modo, superando le mere parole e la futile comunicazione, si può intraprendere una relazione più profonda. 

“Ascoltare il silenzio degli altri, quindi, prima ancora che le loro parole, è aprirsi a una relazione profonda, nuova, esplorare il terreno della reciprocità […]. Contano le pause, il ritmo, l’intonazione del detto quanto i luoghi, i modi, i tempi del non detto” (pp. 39-40). 

Il viaggio, che ci invita a percorrere l’autrice, è esistenziale prima che scoperta della bellezza e della pace, altresì importante nel frastuono del mondo attuale. A supportare e sostenere le piccole oasi, vengono in aiuto dell’autrice grandi letterati e filosofi, da Quintiliano a Saramago passando per Jung. Attraverso le loro metafore e allitterazioni, il silenzio viene evocato in tutte le sue sfaccettature, ripercorrendone non solo i tratti caratteristici ma soprattutto avvallando e sostenendo il testo. 

Da sottolineare che l’esaltazione e l’importanza che l’autrice dà al silenzio, non vuole essere in antitesi con le parole. Infatti, il silenzio non è in contrapposizione con il linguaggio, non è il suo antagonista, bensì la sua naturale continuazione. “Porre l’accento sul silenzio non significa svalutare il linguaggio, al contrario, ampliarlo in termini di contenuti e sintassi, di coloritura ed efficacia espressiva. Il tacere come scelta è un atto linguistico. Sospendere una frase, ricorrere a una pausa, alternare pieno e vuoto nel ritmo del discorso, sono opzioni per dire diversamente, azioni volontarie di comunicazione, non antitetiche ma integrate alla parola” (p.43). 

L’unica parola a cui si oppone e da cui si distanzia il silenzio, è quella vana inutile e impersonale; la parola di cui, in effetti, ci si avvale oggigiorno.

Il breve testo della Polla-Mattiot è innovativo nel suo genere, oltre che piacevole nella lettura. Nonostante la scarsità di corposità, affascina sia per la sua ricerca della dimensione del vero Io (non della maschera dei ruoli) che per le citazioni e il grande lavoro letterario effettuato nel poterle riportare nel testo.

Annarita Tucci - 07/11/2012